Il Magliaro 8
“Quel fondo di fascismo che si annida
dietro la “filosofia del risultato” è tipico di gente
che divide il mondo in dominatori e dominanti,
in ricchi e poveri, in bianchi e neri, in vincitori e vinti.”
Così Jorge Valdano (Il sogno di Futbolandia, Mondadori, 2004) cataloga quegli sportivi e non solo, che vedono nel risultato l'unico fine della competizione: fascisti nascosti, che disprezzano i deboli e privilegiano i migliori. Questo fascismo non ideologico ma praticante, è trasversale a tutte le società moderne, capitaliste e socialiste, dove la capacità a competere e vincere, viene riconosciuta come un sano e necessario strumento per far emergere le individualità o al contrario, per glorificare il Paese a cui si appartiene. Volendo approfondire il tema potremmo anche sfrucugliare Max Weber e la sua teoria enunciata nell'Etica protestante e lo Spirito del capitalismo, dove chi raggiunge il profitto e cioè il risultato, è il prescelto da Dio e chi invece fallisce, è un fallito, appunto. Tema contrapposto all'ecumenismo cattolico, dove sono i più deboli, i meno garantiti, i falliti, quelli che rientrano nelle grazie del Signore, mentre i migliori, i fortunati, sono quelli che si devono pentire e spogliare di quanto posseduto. Insomma andando avanti, si intravedono sentieri sempre più ardui nel dipanare la complicata matassa. E' di oggi però la notizia, che sulla chat del Depo è comparsa una nota capoccia calzante un elmetto con sotto la scritta “Saluto al Duce”. L'immagine è riferita all'attuale allenatore MancioXavi, ergo mister “Nomminculonisuno”. La polemica è ormai aperta da tempo e tratta i metodi con i quali il citato MancioXavi, allena la squadra in questa stagione 2014/15. La sterzata rispetto all'esordio dove il precedente allenatore si era rivelato debole e confuso, è stata notevole. La mano forte si è rivelata trionfante in termini tattici, di valutazione ed utilizzo di atleti, ma sopratutto di risultati, infatti dopo un periodo di cocenti e continue sconfitte, MancioXavi ha sfondato il muro delle sei vittorie consecutive, con contraccolpi che non hanno scosso solo il Depo, ma anche gli avversari ad un passo dall'abbandono. Il filotto ha scatenato all'istante una diatriba tra sostenitori e detrattori. I primi paladini del gioca il più in forma, dello sradicamento di camarille e privilegi senatoriali, di non avere paura a criticare anche ferocemente, giocatori e relative prestazioni. I secondi difensori di una dimensione più prosaica del calcio, dove esiste la possibilità di poter accampare scusanti dovute a eventi extra calcistici, la rivendicazione a giocare tutti, a prescindere, anche male. Alimentandosi con cannoli e matriciane.
“Chi lo critica ha quasi sempre ragione, ma alle spalle di quasi ogni critica, c'è il sospetto inevitabile della conservazione. E' un bel rebus, ed anche un bel ricatto. Ma è almeno, mi sembra, la realtà delle cose. E se lui è quello che è, la colpa non è tutta sua”, dice Michele Serra a proposito di Matteo Renzi e l'ultima frase cade un macigno sui suoi avversari, filosofi del non risultato. Il nomminculonisunismo manchoxaviano quindi, non rappresenta nulla di nuovo, anzi è pratica molto usata, perché a suo modo funziona e quindi piace. Senza scomodare Weber piuttosto che Gentile, basta fermarsi a Kant, al suo weltanschauung, visione del mondo, aria dei tempi, che evidentemente adesso tira da quella parte. Ci saranno altre epoche in cui avranno ragione altri mister, altri Premier, altre filosofie dei risultati. Oggi MancioXavi, vince e questo è sufficiente a mettere a tacere i suoi detrattori e farlo rimanere allenatore del Depo, oggettivamente, uno dei migliori degli ultimi tempi.