lunedì 27 giugno 2016

IL SALUTO DEL MAGLIARO

Vecchi tempi
di Paolo il Magliaro

Nella dolce serata di martedì 21 giugno 2016, il Depo ha concluso la sua stagione. Tempus edax rerum. Il tempo divora ogni cosa, dicevano i latini e la vittoria di questo campionato ha fatto dimenticare la sconfitta dell’edizione precedente. Tempo di bilanci, tempo di confronti. Come ricordava giustamente il mister Labernardini, quest’anno c’è stato un tempo per disperarsi e un tempo per gioire. Un tempo per distruggere ed un tempo per ricostruire. La partenza rovinosa in un torneo ufficiale, è stata riscattata da una brillante cavalcata che ha consentito alla squadra di vincere il torneo con cinque turni di anticipo. Il tempo ha dato ragione al Mister. Ma l’accumularsi delle vittorie, non ha impedito lo sviluppo di un tempo anche per le polemiche che hanno scosso trasversalmente le coscienze, lasciando segni indelebili nella ragnatela di amicizie e sentimenti di ognuno. Senatori, carammelari, calzini tagliati, irlandesi e ternani, hanno aspramente dibattuto sulla capacità di ognuno a giocare il calcio. E a proposito di polemiche, c’è stato anche un tempo relativo alla presenza in campo: per chi è rimasto e mai scomparso/per chi è apparso e poi scomparso/per chi è comparso solo alla fine/per chi non è mai scomparso, ma non è mai apparso. Segmenti di presenze a volte inquietanti a volte sconcertanti. Giocatori di carne ed altri come fantasmi, quest’ultimi sovente presenti anche in campo. Diceva Dostoevskij, ogni uomo avrà raggiunto la felicità, quando il tempo non ci sarà più. Ma il tempo per il Depo ci sarà sempre perché altrimenti non si potrebbero stilare calendari, elenchi di marcatori o elenchi di presenze. E quindi non saranno mai felici? Non proprio. Il dopolavorismo della congrega presuppone altri ambiti oltre il calcio: vigili, mutandari, tornellisti, elettricisti e secondini potranno trovare la felicità in una professione oltre il Depo, dove il tempo scompare in obbligate coazioni a ripetere lo stesso gesto milioni di volte. Fischiare. Viaggiare. Dormire. Spiare. Inchiavardare. Destini fissati ad un centro dove tutto ruota, ma nulla avanza. Felicità immobili, senza tempo, appunto. Ma una legge universale incombe su tutti questi fenomeni umani e nessuno ne risparmia: per tutti, felici o incazzati. E felici o incazzati, da quaranta a quarantuno, da cinquantuno a cinquantadue, da cinquantasei a cinquantasette, per tutti, tempus fugit. Vola, s’alza, si perde e non torna più. Cena finale. Brindisi. Coppa alzata o lasciata sulle cabine dell’Acea. I campioni siamo noi! I campioni siamo noi!

All’anno prossimo Depo! e se il tempo fugit, ‘sti cazzi. Carpe diem.

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