Da uno studio commissionato alla Pippero University of Bandana City, Oklahoma, è emerso che il 27.5 % dei Deportivisti ha addebitato la recente serie di sconfitte ad una tattica troppo offensiva, il 28.2 % ad una tattica troppo difensiva, il 23.9 % all'arbitro (cornuto), il 4.9% alla mancanza di un portiere, 3.5 % alla mancanza di un attaccante, il 6.3% a qualcuno che si è venduto le partite. Il restante 5.7 % non sa, non vuole sapere, non deve sapere. Commentando questi dati il professor Jerome Bitume del A.I.P.O. (Asfalt Institute of Political Opinion) di Pecorella, Massachusetts, ha osservato come nonostante il nome spagnoleggiante, la squadra del Deportivo sia rappresentativa invece di una realtà italica, in quanto, al di là delle opinioni, le percentuali espresse sono in sintonia con una tendenza tutta nostrana di non riuscire ad esprimere una linea di pensiero dominante. L'evidente svantaggio di questa situazione è condensata in due punti: l'impossibilità di scegliere una soluzione condivisa e l'impossibilità di elaborare una strategia univoca per fronteggiare la crisi. Risultato: caos e sconfitte. In proposito il mister Spiros sul quotidiano Patatine e Porcini ha dichiarato “Ultimamente per spronare la squadra, ho cercato di imporre una tattica di aggressione con uno spinto sistema di gioco basato sul 3 – 2 – 3. Purtroppo le risposte degli atleti sono state sempre improntate alla scoraggiante creazione di barricate, alla chiusura di cancelli e cancelletti di fronte all'assalto di quei cani dei nostri avversari.” Insomma la fronda autoproclamatasi ha deciso: primo non prenderle. All'evidenza sembrerebbe allora che, anche se in forma strisciante, una maggioranza ombra e silenziosa, ma sempre maggioranza, si sia di fatto creata. Benvenuto decisionismo. Invece non tutti si accodano a questa asserto e c'è chi si ostina a perseguire una accanita strategia d'attacco, con il risultato di spezzare la squadra in bomber e difensivisti, in Pirati dei Caraibi e Cocooner. Il risultato ancora una volta non può essere che la sconfitta reiterata. Il Presidente Pedrito el Drito rieletto per la seconda volta nonostante la sua iniziale indisponibilità a ricoprire di nuovo la gravosa carica per motivi d'età, fotografato in gramaglie dopo uno sciopero della fame che fino ad ora gli è costato due chili e quattro etti in sei mesi, in una recente intervista su “Mazzette e Marzocche” ha ribadito “Sto affamandomi per far capire al popolo deportivista quanto sia necessario trovare una soluzione di larghe intese che ci faccia superare questo periodo di grandi difficoltà. Solo uniti si riuscirà a superare la palude della Certosa.” C'è da dire che nelle intenzioni, ogni deportivista vuole il bene delle squadra ma quello che non unisce è il metodo attraverso il quale raggiungere il risultato. Ecco allora, par udire un rimbombo muto ma assordante per le le piazze e le strade davanti al Moma, al Ragioniere e a XL: è necessario un uomo forte? Ma chi vuole veramente un uomo forte? L'Italia metafora del Depo o il Depo metafora dell'Italia?
2 commenti:
Che dire".? Quando una squadra non va a pagare e' sempre il mister
"..Patatine e Porcini.." He!he!
Bella! Pereimen
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